Giovanni Verga il primo a intuire le serie TV? I suoi racconti come "L'amica geniale” o "Game of Thrones"

Se Giovanni Verga fosse vissuto in questi tempi moderni sarebbe sicuramente stato uno dei miglior sceneggiatori del panorama mediatico attuale. Una rivisitazione dei testi in ottica diversa porrebbe il padre del Verismo anche come padre delle serie tv. È un convegno alla Kore di Enna ad accentuare quest’insolito aspetto del poeta catanese.

Le serie televisive? Giovanni Verga è stato il primo a intuirle! Qual è il meccanismo che muove i fili di una storia di successo, sia essa estesa, dilatata, parcellizzata? È lo stesso che si ritrova nella grande narrazione seriale televisiva: da "L'amica geniale "a "The Young Pope" fino a "Game of Thrones", serie coprodotte o trasmesse da HBO che vantano una certa qualità letteraria e cinematografica.

Si è iniziato dallo studio generale sino al caso specifico nel convegno "Giovanni Verga e l'intuizione della serialità", organizzato da Gianni Puglisi, rettore dell'università Kore di Enna. L'elemento condiviso sta nella progettualità del testo, che risponde almeno a tre mosse vincenti legate al lessico e alla morfologia narrativa: la fidelizzazione per il protagonista, l'iterazione della storia e la frammentarietà.

Il "Ciclo dei vinti" rappresenta davvero un caso esemplare di questa intuizione verghiana: corpus letterario non portato a compimento, che ha inizio con "I Malavoglia" (1881), prosegue con "Mastro don Gesualdo" (1889), l'abbozzo de "La duchessa di Leyra" (1922) e i mai pubblicati "L'onorevole Scipioni" e "L'uomo di lusso". Si tratta di una epopea composta con una scrittura in qualche modo filmica e anticipatamente multimediale, affollata da personaggi che sono ormai entrati a far parte del nostro patrimonio mitico e incentrata sulla lotta per l'esistenza e il riscatto sociale. Verrebbe da pensare al disegno completo di un'odierna saga televisiva corredata da cinque lunghe stagioni.

A oggi si può osare di più, provando a sovrapporre le vicende dei "Malavoglia", che tra l'altro hanno ispirato una serie come "Shameless", a quelle di "Succession", serie che racconta di tre figli che, ognuno a modo proprio, vogliono cambiare tutto per non mutare nulla. Da qui la necessità di indagare la produzione verghiana da una specola inedita, creando una sorta di cortocircuito tra generi e scritture diverse, mettendo in tal modo a fuoco un autore sospeso tra il già e il non ancora.

Giornalista fanatico delle due ruote e della fotografia, pieno d'ideali e senza prezzo nel cartellino.