Pesce sostenibile, cosa ne pensano i siciliani? Il sondaggio sulla pesca illegale e i “costi” legali
La stagione della pesca illegale del tonno è già iniziata, con diversi grossi esemplari già sequestrati dalla Guardia Costiera, e con il pregiato pesce che è già nei menù di molti ristoranti siciliani. Ma troppi siciliani non sono ancora abbastanza informati su come riconoscere il pesce legale e, purtroppo, non sono disposti a pagare di più per avere la certezza sulla tracciabilità del tonno che stanno mangiando.
La sintesi del pensiero dei siciliani emerge dalla lettura dei dati raccolti tra 2021 e inizio 2022 da Federconsumatori Sicilia e Dipartimento del Mare della Fondazione YMCA Italia. Dal sondaggio emerge un quadro incerto e per certi versi negativo e allarmante, poiché emergerebbe uno schema proteso verso l’illegalità e la dubbia provenienza del pescato in favore del risparmio economico.
Nello specifico, l’85% dei siciliani afferma di preferire l’acquisto del pesce fresco a quello surgelato (in particolare l’81% riferendosi al tonno) ma il 59% degli intervistati non pagherebbe qualcosina in più per avere la garanzia che il pescato sia sostenibile (e non proveniente dalla pesca illegale).
Il 46% dei siciliani nel sondaggio afferma di non chiedere nemmeno da dove provenga il pesce che sta comprando e il 50% afferma che la scelta di un marchio di tonno in scatola dipende soprattutto dal prezzo, riconfermando la questione economica come preminente nella mentalità degli acquirenti siciliani. Il 79% degli intervistati, comunque, non tiene conto dell’eventuale presenza di un marchio di qualità sulla confezione.
Il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa, ha dichiarato: «È chiaro che c’è moltissimo lavoro d’informazione e sensibilizzazione da fare ma è altrettanto chiaro che le forze dell’Ordine devono aumentare i controlli, sia in mare che in banchina e al ristorante».
Federconsumatori Sicilia sottolinea l’importanza di propagandare la cultura del consumo consapevole e responsabile, che dovrebbe sempre prevalere su quella del prezzo minimo. Secondo l’associazione, ciò vale, ancor di più per la filiera alimentare, che ha un impatto diretto sull’ambiente in cui viviamo e, potenzialmente, anche sulla nostra salute.