Incendio piazza della Repubblica: nuovo degrado ma vecchio allarme in Corso Sicilia
Da salotto della Città di Catania a cumulo di sporcizia e degrado, da nascondere sotto il tappeto cittadino. Il Corso Sicilia versa una situazione davvero gravosa a cui il Comune di Catania sembrerebbe non riuscire dare risoluzione. Ad alimentare l’attuale incuria e degrado della zona intorno alla centralissima via catanese vi è il nuovo incendio divampato ieri in piazza della Repubblica.
La parte della città definita tempo fa “la city di Catania” non sembrerebbe esistere più. Se in Corso Sicilia gli atti degradanti sono “sotto controllo”, quasi esclusivamente nella parte finale in coincidenza della piazza Stesicoro, nelle restanti vie e zone limitrofe serpeggia criminalità, prostituzione e vagabondaggio (ma non solo). L’Amministrazione comunale sembrerebbe aver abbandonato i residenti, lasciando la zona di Corso Sicilia in pessimo stato e senza nessun’azione concreta di riqualifica (coi progetti, ancora solo su carta, bloccati in partenza).
Sviluppo e rilancio ritardano ad emergere nella zona di Corso Sicilia mentre il degrado aumenta. In una delle “terre di nessuno”, in piazza della Repubblica, è divampato un incendio senza gravi conseguenze ma che fa riemergere tutto ciò che i residenti di zona denunciano da anni e provano a risolvere, in prima persona, con alcune iniziative spontanee.
Probabilmente l’incendio non è stato doloso ma conseguenza di un tentativo di riscaldarsi o cucinare da parte delle decine di cittadini-clochard presenti in piazza della Repubblica, in cui oramai vi è un tanto famoso quanto non autorizzato riparo per i senza tetto, con case diroccate e bivacchi di ogni tipo.
Dalla via e piazza “centrale” alle vie secondarie la situazione peggiora, soprattutto in via Di Prima e via Luigi Sturzo, come dimostrato dai molti media pubblicati sui social dai residenti. L’incendio di piazza della Repubblica è l’ennesimo episodio indecoroso in cui residenti del Corso Sicilia si sono imbattuti e i turisti rischiano d’imbattersi, lasciando amarezza e rammarico per ciò che poteva essere ma che (attualmente) non sarà.